Il golf è uno degli sport più difficili al mondo, tanto che il suo tipico movimento per impattare la palla – lo swing – ha un livello di difficoltà che è secondo solo al salto con l’asta.
Il golfista alle prime armi, che decide di tuffarsi nell’impresa di imparare questo sport, all’inizio del suo percorso inevitabilmente soffre delle lacune tecniche e psicomotorie strettamente connesse ad un gesto che è per sua natura asimmetrico e che, se non imparato da giovane quando il corpo è più flessibile e adatto ad un apprendimento veloce, a volte lo porterà anche a mancare la pallina da golf.
Una situazione normale per chi inizia, ma che rischia subito di far desistere chi non riesce a prendere con un sorriso le conseguenti brutte figure sul campo pratica e su quello di gara nella fase successiva. L’errore è quello di pensare al “tutto e subito”: ci vuole tempo per prendere confidenza con l’attrezzo – la mazza da golf -, con la postura, con il richiamo dei tanti muscoli in gioco durante lo swing.
Ma come evitare le brutte figure sul campo da golf, o comunque limitarle al minimo?
La prima risposta è affidarsi fin da subito ad un professionista qualificato, suggerito magari dall’amico che gioca già da tempo, o per le ottime referenze. Prendere lezioni di golf con un maestro è necessario al fine di migliorare la tecnica e l’approccio al nuovo sport. Ma attenzione: il pro deve essere, oltre che bravo dal punto di vista dell’insegnamento, ottimo anche nella relazione che stabilisce con l’allievo, molto importante per la crescita di quest’ultimo, soprattutto nell’ottica del lungo periodo, arco temporale che ben si addice al golf.
Dopo essersi affidato ad un buon maestro, secondo step è fare pratica con costanza, seguendo le sue indicazioni. E’ molto importante dedicare all’allenamento un minimo di tempo – almeno mezz’ora a sessione – per più volte la settimana, invece che ad esempio tre ore in una sola volta. In questo modo, il corpo può lentamente immagazzinare il movimento e migliorare in modo costante.
L’attrezzatura usata, in particolare i bastoni da golf, sono importanti ma all’inizio non fondamentali: basterà un classico set da principianti poi, una volta scesi di handicap, sarà la volta di affidarsi a ferri e legni più sofisticati.
Anche imparare dai grandi campioni è fondamentale: in questo senso, YouTube offre la possibilità di monitorare con attenzione gli swing di Tiger Woods, Rory McIlroy, Francesco Molinari o, andando indietro nel tempo, Ben Hogan, Jack Nicklaus, Seve Ballesteros eccetera.
Ma una cosa è davvero fondamentale nel golf: annientare la paura. Andrea Pirlo, ex grande calciatore ed ora appassionato golfista ha dichiarato ad esempio di sentirsi molto teso quando swinga, soprattutto durante una gara, alla buca numero 1 e mentre tanta gente lo osserva.
E se un campione di sport abituato a grandi platee sente forte la paura quando è sul tee, il comune golfista – soprattutto se ancora acerbo tecnicamente e dotato di un fisico poco atletico e dotato – la sente ancora di più. Chi va sul tee di partenza soffre il giudizio degli altri, e tutto quello che vuole è evitare la brutta figura in campo davanti al collega, all’amico, al socio o chicchessia.
E quando agli occhi degli spettatori si sommano i numerosi ostacoli sul percorso – in particolare l’acqua (da sempre lo spauracchio maggiore per l’amateur medio), il bunker o gli alberi – e le condizioni atmosferiche variabili come pioggia, vento o sole accecante, beh c’è davvero il rischio di uno shank o di un “rattone” tipico di chi si irrigidisce per la troppa tensione. E quando si sbaglia nettamente un colpo si perde poi in sicurezza, andando a minare anche i colpi successivi.
Insomma, il golf è sì difficile e ti mette alla prova ogni volta, ma seguendo questi piccoli consigli magari lo sarà un po’ di meno, così da limitare le brutte figure in campo.