L’amianto è un materiale molto particolare, utilizzato in modo massiccio in campo edilizio almeno fino agli anni ’90: lamiere, canaline, tubi, sostegni nascosti all’interno dei muri… questa fibra è stata impiegata sia per strutture private che pubbliche, sia per singole case che per scuole, aziende ed uffici.
Resistente anche alle alte temperature, flessibile, capace di ridurre il passaggio di suoni e calore, sembrava la soluzione ideale per ogni tipo di costruzione!
Circa trent’anni fa, però, è diventata evidente la connessione fra l’eternit (nome alternativo di questo materiale) e il comparire sempre più frequente di patologie anche gravissime legate in particolare al sistema respiratorio.
Bandito dal 1992, l’amianto è stato da allora protagonista di una lunga campagna per la rimozione totale – o almeno la copertura dei manufatti pericolosi – dal numero più alto possibile di strutture presenti sul nostro territorio: la strada è ancora lunghissima, ma l’impegno di ditte specializzate e istituzioni non si ferma, con l’obiettivo di bonificare a tappetto e proteggere il più possibile la salute e la sicurezza dei cittadini.
Diventa, quindi, fondamentale sapere con cosa si ha a che fare: scoprire, cioè, come riconoscere l’amianto per evitare rischi!
Come riconoscere l’amianto?
Per sua natura, l’amianto è caratterizzato da particelle piccolissime, da una vera e propria polvere che – una volta in circolazione – diventa praticamente invisibile e facilissima da respirare: l’eternit tende, infatti, a disgregarsi rapidamente, sostanzialmente a sfaldarsi, rilasciando nell’aria fibre 1300 volte più sottili di un capello. Questi minuscoli granelli si depositano dentro ai nostri polmoni, con il rischio – anche dopo diverse decine di anni – di far insorgere malattie molto gravi a carico del sistema respiratorio.
Non ci sono dati certi sulla soglia minima di amianto con cui bisogna entrare in contatto per incorrere nel pericolo di patologie: l’esposizione – indipendentemente dalla durata e dalla quantità di materiale sospetto – è sempre potenzialmente dannosa.
Spiegata in questo modo, sembra che per un cittadino comune sia quasi impossibile rendersi conto se nelle vicinanze sono stati utilizzati e collocati manufatti in eternit. In realtà, esistono piccoli accorgimenti e dettagli da tenere presenti per non farsi cogliere alla sprovvista.
Vediamoli.
Innanzitutto la data di produzione. Informarsi sul periodo di costruzione di un edificio o di un particolare supporto – come può essere una canna fumaria – ci dà già alcuni indizi: la produzione dell’amianto è, infatti, vietata dal 1992, mentre la sua vendita è cessata definitivamente nel 1994.
Tutto ciò che risale a un momento successivo a questi due anni chiave può essere considerato “sicuro”; se – invece – scopriamo che una struttura o un elemento architettonico è stato realizzato prima degli anni ’90, siamo autorizzati a nutrire qualche sospetto e richiedere ulteriori indagini.
In seconda battuta, anche l’aspetto di un manufatto può aiutarci a capire quale materiale stiamo valutando. In caso di coperture ondulate che si disgregano facilmente (un po’ come le classiche tettoie tanto diffuse in campagna), di tubazioni dal colore chiaro con giunture in acciaio (come le grondaie tipiche di palazzi molto vecchi) o di cemento dal colore grigio scuro che tende a rompersi in piccoli pezzi, stiamo probabilmente controllando dei manufatti a rischio.
In tutti questi casi, non è mai consigliabile ricorrere al fai da te.
L’aiuto degli esperti
Come sottolineato, con l’amianto non si scherza e nemmeno si può pensare di agire con il classico “fai da te”: non basta mettersi un paio di guanti o una mascherina per eliminare in leggerezza i manufatti pericolosi.
Esistono, infatti, regolamentazioni precise riferite non solo al trattamento dell’eternit, ma anche al suo smaltimento: nel nostro paese sono presenti discariche specializzate impegnate esclusivamente nell’eliminazione definitiva dei prodotti rimossi con la bonifica.
Un’azienda che si occupa di eliminare i materiali rischiosi si impegna, innanzitutto, nella valutazione del caso specifico, indicando la proporzione del problema, gli interventi necessari, i tempi medi per la conclusione dei lavori e il costo totale: approvato il preventivo, si occuperà a 360° di eliminare coperture, tubi, grondaie, serbatoi realizzati in eternit, imbustarli nel modo corretto, inviarli allo scarico definitivo. La ditta controlla, quindi, le operazioni in loco e anche la buona riuscita della bonifica.
Non sarà sempre necessario “sventrare” intere zone di una casa privata o un edificio pubblico: la totale rimozione, pur essendo la soluzione più radicale, non è sempre l’unica opzione possibile. In caso di piccoli manufatti o amianto in buone condizioni (quindi ancora compatto e privo di polveri pericolose), sarà possibile anche ricoprire con materiali speciali la zona interessata oppure creare una vera e propria barriera, che renda impossibile la circolazione delle fibre.
La decisione finale spetta sempre all’azienda che – in base alle diverse condizioni – darà un giudizio basato su esperienza e professionalità.
In Italia, le ditte per la bonifica dell’amianto sono numerose, e sparse su tutto il territorio: Mario Taddei srl a Torino, Eco Metal a Milano, Eco Building Italia a Roma e Safram a Napoli sono solo alcuni degli esempi delle tante aziende che ogni giorno si impegnano a rendere più sicuro il nostro territorio!
In caso di dubbio, è sempre meglio contattare degli specialisti e proteggere in modo sicuro la propria salute.