Anche la cucina giapponese ha le sue regole ed il suo galateo: ecco cosa fare e soprattutto non fare per evitare brutte figure quando mangiate sushi a Milano
Ad oggi i ristoranti di Sushi a Milano sono davvero tantissimi: non esiste angolo o quartiere della città in cui non ci sia almeno un Sushi bar. Si può quasi dire che ormai il sushi sia diventata una tradizione milanese: lo si deve mangiare almeno una volta a settimana. Alcuni decidono di farlo addirittura rimanendo comodamente a casa e sfruttando gli ormai innumerevoli ristoranti giapponesi con servizio di delivery della città. Ne è un esempio Sushimi, l’unico sushi bar di Milano che pur assicurando ai propri clienti la formula del Delivery home e del take-away, assicura un’ottima qualità delle materie prime a prezzi assolutamente ragionevoli.
Ma per mangiare correttamente il sushi ci sono delle regole da seguire. D’altra parte, il moltiplicarsi dei ristoranti giapponesi nel capoluogo meneghino e l’invasione dei locali con la formula «All you can eat», hanno snaturato la vera natura di questo tipo di alimento, nato nella Tokyo dell’Ottocento come cibo da strada e, col tempo, entrato a far parte del mondo dell’Alta cucina.
A chi non è mai capitato di infilzare, spezzare con un morso o scomporre nella salsa di soia un boccone di sushi? Agli occhi dell’Itamae, il “maestro di sushi”, non è esattamente quello che si può definire “un bello spettacolo”. Così come noi italiani vogliamo siano trattati bene i nostri amati spaghetti (ci auspichiamo, infatti, che siano sempre arrotolati come si deve), allo stesso modo anche i giapponesi apprezzano chi sa “trattare bene” il sushi.
Ecco 10 regole da tenere bene a mente a tavola per evitare di fare brutte figure quando decidete di mangiare in uno dei numerosi sushi di Milano.
- L’ordine
Stando al galateo del sushi, bisognerebbe mangiare prima il sashimi, poi i nighiri e infine la zuppa. Se avete ordinato degli uramaki o dei rotolini con l’alga, andrebbero mangiati il prima possibile. Questo perché l’alga, che dovrebbe essere sempre croccante, col tempo potrebbe diventare molle. Se vi trovate in un vero sushi bar giapponese, inoltre, sarebbe buona educazione imparare alcune frasi: «Arigato gozaimasu» significa «Grazie», mentre «Sumimasen» si utilizza come il nostro «Scusi!» quando si vuole chiamare il cameriere.
- La zuppa di miso
Il miso non è altro che una pasta ottenuta dai semi di soia gialla unita ad altri cereali, dalla consistenza simile a un purè, con grandi capacità alcalinizzanti e digestive. Per questo è considerato una sorta di elisir di lunga vita e, secondo la tradizione giapponese, la zuppa andrebbe consumata alla fine del pasto (e non all’inizio), senza cucchiaio, ma bevendo direttamente dalla scodella.
- Le bacchette
Se vi trovate in uno di quei ristoranti in cui vengono servite bacchette di legno unite, sappiate che non vanno mai sfregate tra loro dopo averle separate. C’è chi lo fa pensando così di eliminare eventuali schegge, ma si rischia di offendere lo chef, insisnuando che siano di bassa qualità. Quando le usate, poi, ricordatevi di non infilzare mai il riso, perché questo tipo di disposizione ricorda l’incenso utilizzato per i riti funebri orientali.
- Le mani
Per tutti coloro che proprio non riescono a trovare pace con le bacchette, ecco una buona notizia: il sushi nasce come cibo da strada, prima che come piatto da ristorante. Motivo per cui in Giappone è assolutamente accettato che venga mangiato con le mani. Questo, però, vale solo per maki e uramaki (cioè i rotolini), mai per il pesce.
- Si mangia tutto e subito
È molto scortese e di cattivo gusto lasciare qualcosa nel piatto perché significa che non si è gradito il pasto. Inoltre, nonostante il sushi sia freddo per natura, per i giapponesi è importante che venga consumato subito, come se fosse un piatto caldo.
- Non si morde
Il sushi va mangiato intero. È fatto apposta per essere consumato con facilità e in fretta. Se però vi ritrovaste dei pezzi troppo grandi non chiedete le posate, ma cercate di arrangiarvi con le bacchette o piuttosto chiedete allo chef di dividerveli.
- I condimenti
Zenzero e wasabi non son nati per essere affogati nella salsa di soia, ma hanno destinazioni ben diverse. Il primo viene servito in foglie per far sì che i commensali possano mangiarne un pezzetto per volta per pulirsi la bocca tra una portata e l’altra. Il wasabi, invece, è un condimento che nei ristoranti più tradizionali viene già inserito dallo chef nella preparazione. Se volete aggiungerne un po’, fatelo con le bacchette e con parsimonia.
- La salsa di soia
Quello che in pochi sanno è che la salsa di soia non dovrebbe arrivare a contatto con il riso, questo perché ne rovinerebbe la consistenza e il sapore (dato che ne assorbirebbe più del necessario). Secondo la tradizione, infatti, i nighiri andrebbero intinti solo dalla parte del pesce e portati subito alla bocca, senza scuoterli per eliminare il condimento in eccesso.
- Le bevande
Non è vietato bere sake per accompagnare il sushi, ma l’abbinamento corretto sarebbe tè verde della tipologia bancha, detto nel gergo giapponese agari. Se andate al ristorante e chiedete un agari, risulterete sicuramente cool!
- A fine pasto
Ricordiamoci sempre di riporre le bacchette sempre sul piattino o sul porta-bacchette o nella custodia di carta – se presente – da cui sono state prese, ricordiamoci infine di ringraziare l’Itamae e avremo certamente fatto una bella figura!