Proteine in polvere, come scegliere le migliori senza farsi ingannare

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Che il mercato degli integratori proteici desti le maggiori attenzioni da parte degli sportivi di tutto il mondo è cosa risaputa da tempo, così come è risaputo che non tutte le stesse polveri proteiche detengono le medesime peculiarità nutrizionali e qualitative.

In un mercato che non sembra conoscere alcuna crisi come quello dell’integrazione sportiva, con l’aumento della domanda le ditte di integratori continuano a spuntare come funghi e purtroppo districarsi nella scelta non è cosa facile, soprattutto all’occhio non attento dell’inesperto.

In questo articolo fugheremo ogni dubbio evidenziando le caratteristiche che un prodotto del genere deve possedere soffermandoci altresì su alcune tecniche più o meno lecite messe in atto da molti produttori per “fuorviare” l’utente nella scelta finale.

Integratori proteici in polvere, gli aspetti imprescindibili

Come affermato precedentemente, anche se le tecniche di lavorazione di questa tipologia di prodotti sono nel tempo notevolmente migliorate, ancora oggi purtroppo assistiamo a supplementi alimentari ai limiti della frode alimentare.

Lo sportivo conosce bene i benefici che può trarre da una dieta iperproteica in relazione all’incremento della muscolatura ed al miglioramento della prestazione fisica, ma ciò non significa che ogni prodotto sia valido e possa essere assunto senza troppi problemi.

A tal proposito vogliamo fare riferimento a tutte quelle proteine in polvere contenenti sostanze riempitive prive di valore nutrizionale e soprattutto nocive per la nostra salute, parliamo dei cosiddetti “fillers”.

Fattori determinanti la qualità di una proteina in polvere

Valore biologico

 Ogni fonte proteica utilizzata differisce dall’altra in quanto a valore biologico e dunque biodisponibilità della stessa. Il VB, sigla comunemente utilizzate che sta per valore biologico, è un parametro di riferimento delle proteine “plastiche” consumate con l’ingestione di un alimento. Questo parametro, che viene esposto numericamente, si basa su 3 fattori importantissimi, qualità, quantità e rapporto esistente degli aminoacidi essenziali e non essenziali contenuti nei peptidi alimentari.

Trattasi di un riferimento fondamentale per determinare l’efficacia della proteina sulla sintesi proteico muscolare, in quanto costituisce il quantitativo d’azoto effettivamente assorbibile ed utilizzato dal corpo al netto delle perdite urinarie, fecali e di altro tipo.

Profilo aminoacidico

 Altro aspetto fondamentale per stabilire la qualità di ciò che ci viene propinato è sicuramente l’aminogramma. Se l’integratore proteico scelto contiene proteine del siero di latte, dovremmo accertarci che possegga concentrazioni di Bcaa e glutammina superiori alla media degli altri aminoacidi dichiarati.

Se così non fosse allora sarà il caso di dubitare sulla bontà dell’integratore proteico, preferendo un altro prodotto avente le suddette caratteristiche.

Amino-Spiking, ossia come elevare la percentuale proteica in maniera fraudolenta

Lo stesso dicasi per l’aggiunta di specifici aminoacidi o altre sostanze economiche sempre più spesso utilizzate dai produttori di integratori al fine di abbattare il costo delle materie prime e quindi del prodotto da vendere.

Si tratta di un tecnica denominata protein o amino-spiking (innalzamento aminoacidico), concernente l’aggiunta di sostanze non proteinogeniche (non coinvolte nella sintesi proteica) tipo taurina, beta alanina, alanina, glicina e collagene idrolizzato, che non hanno alcun senso in una polvere proteica ma che sono innestate nelle medesima perchè economiche.

Quindi, altro “campanello d’allarme”, sono le etichette dichiaranti le diciture  “addizionato con, fortificato con..” aventi l’aggiunta delle suddette sostanze, poichè, com’è facilmente comprensibile, non stiamo acquistando nulla di superiore ma bensì inferiore.

L’eccessivo utilizzo di questi additivi riduce le proteine nette, e quindi degli aminoacidi, naturalmente presenti nella proteina alimentare, riducendone l’efficacia.

Riconoscere ed evitare le sostanze riempitive nelle polveri proteiche

Come dicevamo ad inizio articolo tali composti non detengono nessuna qualità nutrizionale ma possono migliorare aspetti come gusto, solubilità e cremosità dell’integratore proteico.

Sebbene indispensabili per aumentare la palatabilità e il fattore sensoriale di ciò che ingeriemo, spesso e volentieri si tende ad esagerare con questi ingredienti al fine di rendere il prodotto più buono e sfizioso.  Stiamo però sempre parlando di un integratore, quindi, se veramente gustoso, c’è qualcosa di troppo che non dovrebbe esserci!

Le sostanze riempitive (fillers) sono composti privi di alcun apporto nutrizionale che possono essere utili per migliorare l’aspetto sensoriale del prodotto in termini di gusto, cremosità e solubilità,  ma al contempo riducono la qualità dello stesso se eccessivamente presenti.

Solo per fare alcuni esempi citiamo la gomma di xantanto, l’agar agar, le sostanze glucidiche tipo lo sciroppo di glucosio e le maltodestrine o addirittura la presenza di addensanti e coloranti artificiali che alla lunga irritano le pareti intestinali producendo potenzialmente effetti nocivi sulla nostra salute.

Quindi, in sintesi, se stai ancora chiedendoti come riconoscere una polvere proteica di qualità, ricordati questi 4 fattori imprescindibili:

  • valore biologico (determinato dalla fonte alimentare);
  • profilo aminoacidico (che deve essere completo di tutti gli aminoacidi nonchè ricco di Bcaa e glutammina);
  • assenza di sostanze aggiunte “non proteinogeniche” dichiarate nella parte frontale dell’etichetta;
  • contenuto di riempitivi nei limiti del normale (evitarne più di due nella lista degli ingredienti).